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24.2.06

Clap Your Hands Say Yeah @transilvanialive - milano - 22.02.2006

"Battete le vostre mani e dite Yeah!".














Ho urlato "Yeah", ma mi è risultato un po' difficile battere le mani, a causa di una ingessatura alquanto ingombrante che, da un mese a questa parte, mi rende poco agevoli le seguenti azioni:
- Stappare una birra usando un accendino
- Allacciarmi (velocemente) le scarpe
- Premere CTRL+ALT+CANC per sbloccare il pc (e mettere un po' più vicini quei tasti no? Si usano dannatamente spesso!)
Lagnanze a parte, i Clap Your Hands Say Yeah hanno segnato la fine del mio lungo - nonchè involontario - digiuno concertizio, perciò mi sarà un po' difficile fornire un parere obiettivo sulla serata*.
Quanto al "battere le mani", ad un certo punto ho semplicemente mimato il movimento, sfruttando il playback di chi mi circondava con un bieco atteggiamento festivalbaresco.
Per una volta, non sono partito con grandi aspettative: del fatto che Alec Ounsworth non abbia una bella voce, penso che se ne siano resi conto tutti, no? Anzi, a dirla tutta, il tipo ha davvero una voce pidocchiosa. Per me questo non è un demerito: sputa fuori il tuo (scarso) fiato urlando "Far... far away from west virginiaaaaa" e non ti biasimerò per le eventuali stecche da voce sotto sforzo che spargerai lungo il tragitto. Ok, magari non mi esalterò quasi fosse "il concerto che ti cambia l'esistenza", però muoverò i piedi e dondolerò il capo in segno di approvazione.
Come al solito, acustica oscena - forse a causa di un soundcheck raffazzonato, forse per l'inadeguatezza del locale - al punto da rendere i primi pezzi rumorosamente piatti, ma già da "the skin of my yellow country teeth" il vapor acqueo da ascella ha giocato il suo ruolo da jolly nel migliorare il tutto.
Ben strana la scaletta: accelerazioni e frenate in rapida successione, quasi in random, cosa che ha rivelato la miglior resa live dei pezzi più ballabili rispetto a quelli più intimi e raccolti. In questo ha giocato il suo ruolo pure la scarsa interazione del gruppo con il pubblico: introdurre il secondo pezzo dicendo "questa è la nostra seconda canzone" non è che lasci molto spazio alla discussione. La prossima volta prova a mentire caro Alec, dicci che "ho composto questo pezzo come elegia funebre per il mio criceto Sufjan, cucinato nel microonde dal nostro batterista in occasione uno spuntino notturno"... vabbè, magari non proprio una cosa così, ma la semplice deambulazione sul palco non è così esaltante, no?
Un dubbio, cari i miei CYHSY: pur avendo all'attivo un album di manco quaranta minuti, riuscite a sforate i 75 minuti di concerto piazzando lì qualche inedito notevole (Satan?) e mi cascate sul bis: se non tornate sul palco ci incattiviamo. Non è colpa nostra, ci hanno abituati così; sulle mani ho dei calli da "applauso chiama bis" che possono dimostrarlo.
Alla fine della fiera, sono soddisfatto della serata, anche se qualche scintilla in più non mi avrebbe fatto schifo. Quando ritorneranno da queste parti andrò a vederli. E batterò davvero le mani.

*:ma, ora che ci penso, è così necessario essere obiettivi parlando di musica? Meglio abbandonare qui il discorso.

P.S.: un grosso grazie alla mia collega da concerto ed a subliminalpop, che mi ha evitato una notte all'adiaccio in stazione centrale




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